Ero in viaggio.
Mi è capitò di finire in un villaggio di pescatori, lontano che non ricordo il nome né come ritornarci. Ricordo solamente che c'erano i pescatori, le barche con le reti, poche case e... il mare. Meraviglioso, cristallino e ricco di vita: un mare che non si trova neanche nei dépliant!
In quella natura così generosa il tempo sembrava che si fosse scordato di andare avanti. Nel paese non mancava nulla...c'era pure il tipico "matto del villaggio"! Era un uomo con la pelle cotta dal sole, con rughe profonde per quanti dovevano essere il doppio dei suoi anni e i capelli bianchi arruffati. La gente del villaggio se ne divertiva di lui.
Passava giornate intere sulla spiaggia a raccogliere conchiglie poi andava per il paese e per quelli vicini con un carretto arrabattato da lui, carico di gusci vuoti mostrandoli alla gente e agli occasionali e rari turisti.
Avevo piantato la mia tenda tra la spiaggia e la pineta ed una sera ero lì che mi godevo il tramonto: pensavo solamente a respirare forte l'aria che rinfrescava e a guardare l'immensa distesa blu che s'infuocava lentamente. Ad un tratto vidi venire verso di me proprio quel vecchio pazzo! Mi chiese se per caso una di quelle conchiglie fosse mia. Gli risposi di no ma lui mi chiese di guardarle un po' più da vicino. Ero perplesso e gli chiesi come faceva una conchiglia ad appartenere a qualcuno: se mai apparteneva al mare.
Lui mi rispose con un bel sorriso dicendo che i bambini sognano e lo fanno sempre, anche ad occhi aperti. Così facendo vengono a conoscere quali sono i loro desideri e riescono a vedere squarci del futuro. Poi succede che crescono e dimenticano tutto. I loro sogni finiscono lontano, in fondo al mare dove non li possono più trovare. Giù, in quei neri abissi, i sogni perduti vengono raccolti dalle conchiglie e custoditi nei loro gusci finché le onde e la marea non le trasportano sulla spiaggia così che possano aprirsi al sole ed aspettare che qualcuno passi e riconoscere nel suo interno il proprio sogno. Poi si rattristò e continuò dicendomi che le conchiglie rotte sono i sogni persi per sempre, che nessuno ritroverà più... Mi fissò in un lungo silenzio nel quale dai suoi occhi cominciò a trasparire tutta la sua lucidità e in fine mi disse che sapeva bene che la gente lo credeva matto ma che dovevo vedere le facce che facevano coloro che ritrovavano i propri sogni... Tornano bambini.
2 commenti:
bellissimo. la storia delle conchiglie e dei sogni. originale. peccato che è finito troppo presto.
Ti ringrazio per il tuo commento che mi gratifica assai, oltre perché è il primo, anche perché mi fa pensare che, come spesso accade, le cose belle durano poco. Come a dire che la durata è a confermarne la bellezza.
[Si, adesso mi sto montando la testa!]
;)
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